LUIGI TORSELLO

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Luigi TORSELLO è nato in Alessano (LE) nel 1959.

Vive e opera nel bellissimo borgo di Specchia (LE).

Pittura, Scultura, Grafica, Ceramica, Poesia & Narrativa.

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Cell.: 3335262691
 

E-mail: luigitorsello@alice.it

 

 

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Narrativa e poesia

ONDE DELLO STESSO MARE

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luigitorsello.it @ All Right Reserved 2020 | Sito web realizzato da Flazio Experience

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ANNO: 2020      GENERE: Poesia      PREFAZIONE: Hafez Haidar

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La mia video presentazione

 

 

(clicca sull'immagine per vederla)

HAFEZ HAIDAR SCRIVE LA PREFAZIONE

DEL LIBRO

ONDE DELLO STESSO MARE

 

 

TESTO DELLA PREFAZIONE

 

Le nostre anime, i nostri cuori e le nostre menti sono simili alle onde agitate del mare sferzato da una improvvisa tempesta, coperto da un cielo cupo e tetro, a tratti rischiarato dal bagliore improvviso dei fulmini.

 

Siamo agitati e proviamo sgomento ed un’incontrollabile rabbia verso ciò che accade nel mondo, crimini, razzismo, discriminazioni ed ingiustizia nei confronti dei poveri e degli emarginati, mentre il futuro ci appare incerto all’orizzonte. In alcuni momenti sfortunati della nostra vita, quando veniamo colpiti da una malattia oppure da un disastro economico o da una calamità naturale, scalpitiamo come puledri, scatenati ed indomabili. Quando finalmente il sole squarcia il buio che regna sovrano nel nostro cuore e in lontananza appare un arcobaleno, ci sentiamo sereni e ci dirigiamo verso nuovi lidi, dove la pace e l’amore prendono il posto dell’odio e della violenza. Solo allora ci sentiamo di nuovo parte dell’universo.

A volte siamo come le farfalle, che sono pronte a spiccare il volo, ma non riescono a muoversi perché la pioggia ha bagnato le loro ali e le ha costrette ad attendere l’avvento del sole per ritornare a navigare nel cuore del cielo. Non dobbiamo pretendere di essere come vorremmo, ma dobbiamo accontentarci di ciò che siamo:

 

“Siamo tutti onde dello stesso mare,

sotto lo stesso cielo e gli stessi

arcobaleni, sotto il volo degli uccelli

e sopra le profondità del mare.”

 

In una società ormai egoista ed indifferente, dove governano l’in-teresse e il guadagno, l’uomo non nutre alcun rispetto per gli altri né per madre natura e continua a tagliare gli alberi per erigere nuovi   palazzi, supermercati e parcheggi, indifferente ai problemi legati all’inquinamento atmosferico e ignaro del fatto che un dì la natura si ribellerà e manderà in frantumi tutto ciò che la perfidia umana sarà riuscita a orchestrare. Il Poeta, giustamente, non tace dinanzi all’opera infame dell’uomo moderno, materialista ed insensibile, e rimpiange il viale della sua infanzia, che in passato era alberato e nel quale camminava e giocava con i suoi amici oppure con l’amata. Non riesce a trattenere urla di rabbia, mentre il suo cuore innamorato della natura piange ancora sangue:

 

“Percorro un viale ormai senza alberi,

chiedendomi se è ancora corretto

chiamarlo viale.

Mi guardo intorno e tutto tace,

mentre solo i miei pensieri

urlano e si disperano

guardando l’indifferenza dell’uomo,

sempre pronto a creare steccati,

in una società ormai egoista

ed egocentrica,

quasi rabbiosa.

Non so se è la paura

che spinge l’uomo a farlo,

come non so se tutto è reale,

so solo che il mio cuore piange sangue,

colpito ogni giorno

dalle innumerevoli catastrofi

che lo stesso uomo genera.

… e piange sangue il mio cuore…”

 

Il pianto può curare le nostre ferite, può risanare il nostro cuore, può essere liberatorio, ma non sempre riesce a risolvere tutto se vogliamo costruire insieme nuovi ponti di luce e di speranza, dob-biamo tenerci per mano: solo con l’amore, il dialogo, la cultura e la pace possiamo costruire nuovi ponti tra i popoli assetati di pace e di speranza e abbattere i muri dell’ignoranza e dell’indifferenza.

 

“Dobbiamo percorrere ponti

sicuramente scricchiolanti,

con la consapevolezza

che quello è l’unico modo

per prendere coscienza di chi siamo,

per poi trovare la forza dentro di noi

per poter passare quei ponti

e per imparare a donarci.

Il superamento di quei ponti

ci renderà sicuramente uomini migliori,

pronti a guardare con favore

a noi stessi,

oltre i nostri cuori.”

 

Luigi Torsello ci incita ad avere coraggio, determinazione e grinta nell’affrontare le nostre difficoltà, ci invita ad essere uniti nel bene e nel male per poter uscire dalle tenebre e squarciare i fantasmi del dolore e della mestizia. Non a caso, in passato i nostri nonni affermavano: “L’unione fa la forza”.

Insieme possiamo fare tutto, persino i miracoli. Occorre crederci, sentire i battiti dei nostri cuori che ci chiamano ad amare e donare, aprire i nostri occhi e conoscerci l’un l’altro senza pregiudizi.

Dobbiamo dialogare, rompere il ghiaccio dei nostri interessi e dei nostri silenzi, sentirci parte della natura e di tutto ciò che parla ai nostri cuori con il linguaggio dell’amore.

Secondo il poeta, nella società esistono quattro gruppi di uomini. Il primo possiede una grande forza che non tutti hanno, una forza che è pronta ad abbattere i muri delle difficoltà e le fatiche in cui navighiamo ogni giorno ed è formato da uomini pronti ad essere protagonisti e a guidare gli altri verso i lidi del sapere, della cono-scenza e del futuro. I componenti del secondo gruppo sognano di possedere in futuro la forza dei primi e si ingegnano per imitarli, sperando di diventare i nuovi protagonisti. Il terzo gruppo desidera avere la medesima forza e tenacia dei primi, ma non fa alcuna mossa per appropriarsi di tale forza perché cerca di sopravvivere e si accontenta solo di vivere normalmente. L’ultimo gruppo non nutre alcun sogno né desiderio di migliorare la sua vita, perché è pigro e rassegnato all’evidenza.

L’autore invita il lettore ad agire con prontezza e celerità per ottenere, grazie alla propria forza e al proprio intelletto, ciò che desidera per sé stesso e per gli altri, dal momento che il tempo passa come un fulmine in un ciel sereno e ci lascia con l’amaro in gola. Dobbiamo stare attenti a non perdere nessuna occasione che potrebbe cambiare il percorso dei nostri giorni e delle nostre notti e ricordare sempre che il nostro destino è ancora da redigere sul libro dei nostri anni. Luigi Torsello è fermamente convinto che la poesia, essendo simile ad un volatile migratorio nel vasto cielo, non si fermi da chi la cerca e la rincorre, ma nasca dove palpita un cuore innamorato o una mente illuminata da mille bagliori. In effetti, il nostro poeta ha saputo cogliere egregiamente le proprie emozioni ed immaginazioni e le ha sapute condividere con il lettore, utilizzando un linguaggio nitido e chiaro.

 

“Non cercate di prendere

tempo al tempo,

giacché esso percorre

strade diverse dalle vostre,

così come la poesia,

che non si ferma

da chi la cerca, ne è pietosa

per chi la rincorre

lungo viali sconosciuti.

Si ferma, senza ritegno,

con chi è inconsapevole

di essa, e non sa neppure

con che linguaggio parla,

ma ne capta l’alito d’incenso

che ha inebriato le lunghe strade

della storia.”